Il "Bottino dell'Origine", così chiamato in una cartografia del XIX secolo, si trova sulle pendici occidentali del Monte Bandita, in una piccola valle ai piedi del paese di Sant'Urbano, nel versante nord, detta di "Campo basso", (m 328 s.l.m.), ad una distanza da Narni, in linea d'aria, di circa 8 chilometri. Tale punto è indicato nella cartografia moderna con il toponimo di "Presa", mentre in alcuni documenti del XVI e XVIII sec. viene denominato "Capo d'acqua", termine chiaramente derivato dal latino Caput aquae.
Nel sottosuolo è presente un piccolo locale rettangolare con fori di drenaggio sulle pareti, dai quali entra una prima sorgente, mentre sul lato nord-ovest si apre uno stretto cunicolo, percorso da una seconda sorgente, canalizzata da un altro bottino, situato circa 100 metri più a monte, in direzione sud-est, attraverso una piccola galleria. I due locali sotterranei ed i cunicoli sembrano realizzati nello stesso momento, forse in epoca settecentesca, quando si propose di aumentare l'acqua della sorgente principale con altra vicina che "... si crede meglio pigliarla dal luogo più alto che sta nel campo del Curato, di dove raccogliendosi dalle vene con cavo sotterraneo che possa pigliarsi tutta l'acqua, potrà imboccarsi nella Formina con facilità, e mediocre spesa stante la sola distanza di un quarto di miglio scarso...". Il Gesuita Fulvio Cardoli, nella seconda metà del ‘500, scrisse che nei tempi antichi l'acquedotto iniziava nella zona di Lugnola, ricca di notevoli vene idriche, vicino al paese di Vasciano, a 4000 passi (circa 6 Km) di distanza dal Bottino dell'Origine.
Oggi gli impianti esistenti alimentano, con un sistema di pompe, i paesi di Sant'Urbano e Castelvecchio e tra le due costruzioni moderne si trova un pozzetto per accedere ad un locale, indicato nei documenti come "Bottino con caduta di palmi 24" ossia di profondità metri 5,36, forse una vecchia vasca limaria, per evitare che le impurità dell'acqua entrassero nel cunicolo.