È il traforo più lungo dell'intero acquedotto (circa m 650). L'ingresso alla galleria è permesso da una bocchetta, sulla sinistra del fosso dell'Altrocanto. L'opera fu preceduta dalla realizzazione di un allineamento esterno con pali, tracciando il percorso e i punti d'ingresso e d'uscita, oltre alle rispettive quote. Lo scavo fu intrapreso dai due lati contemporaneamente, senza l'ausilio di pozzi intermedi, difficili da realizzare nella tenace Scaglia Rossa. La consistenza della roccia però limitò il rivestimento in muratura del cunicolo, che in alcuni brevi tratti ha una copertura detta a "cappuccina", ossia due lastre di pietra contrapposte a formare un triangolo, con il vertice in alto e pareti verticali in opera "quasi reticolata".
Giunto lo scavo a circa 12 metri dal punto d'incontro, la direzione fu deviata verso destra di circa 11°, in entrambe i fronti, per poi voltare a sinistra bruscamente, fino ad intercettare la galleria opposta, formando un raccordo ad "S": lo spostamento a destra fu necessario per ampliare le possibilità d'incontro che si sarebbero avute con il rientro a sinistra. La quota di scavo della galleria di valle era però più elevata dell'altra, fu quindi necessario abbassare il piano di scorrimento per raccordarlo con l'altro. Le pareti rocciose hanno conservato, principalmente sulla sinistra del primo tratto, una serie di piccole nicchie per alloggiarvi le lucerne; i rari incavi sulla destra sono da attribuire a scavatori mancini.
Nei brevi tratti dove le pareti sono state consolidate, si possono leggere numerose date del XVI e XVII secolo, lasciate durante i restauri sull'intonaco fresco e a volte i nomi dei sorveglianti. Nel lato verso valle l'accesso al cunicolo è garantito da un pozzo di circa 17 metri, scavato nella roccia risparmiando una ripida e angusta scala a chiocciola; si tratta dello Spiraculo Magno di cui parlano gli Statuti di Narni del XIV secolo, realizzato verosimilmente per ripristinare il corso dell'acqua dopo una frana.