È l'ultimo dei tre maggiori trafori, per una lunghezza di circa 230 metri. L'accesso è garantito da un pozzetto di circa 3 metri, di forma quadrangolare, sul lato sinistro di un piccolo fosso. Dopo un primo tratto, di dimensioni limitate, parte scavato nella roccia lasciata a vista, parte rivestito e coperto con la caratteristica forma a "cappuccina", ossia due lastre di pietra rettangolari poggiate fra loro per il lato minore, si arriva alla base di un pozzo cilindrico profondo circa 13 metri, diametro 0,50, usato per velocizzare lo scavo e sollevare i materiali di risulta. Alla base di esso gli operai ebbero qualche difficoltà nel proseguire, viste le lievi ma continue correzioni di direzione.
Un pozzo simile, profondo circa 9 metri, con diametro 0,70 si ha all'inizio della galleria proveniente da valle, scavata in maniera più rettilinea dell'altra, fatta infine voltare bruscamente a destra per raccordarsi con l'opposto fronte di avanzamento. Anche altimetricamente ci fu un raccordo, con l'abbassamento di circa un metro della galleria di monte ed il rialzo di circa 0,20 dell'altra. Nella realizzazione del cunicolo non fu seguita la linea retta che congiungeva i due accessi verticali ma essa servì come base di un ipotetico triangolo, i cui lati obliqui dovevano essere le direzioni da seguire. Purtroppo, in fase di realizzazione, forse per il tipo di materiale da scavare, la linea fissata fu più volte lasciata e ripresa, con delle correzioni che fecero deviare lo scavo.
Il rivestimento in muratura si ritrova nei punti in cui la roccia è più friabile ed esso lascia un passaggio alto da 1,45 a 1,80 metri ed una larghezza media di 0,45. La galleria esce dalla montagna in corrispondenza di un pozzetto quadrangolare profondo circa 3,80 metri, dopo il quale una frana ostruisce il percorso. Questo traforo, come tutto l'acquedotto, fu sottoposto a continui restauri, testimoniati da due date impresse nell'intonaco fresco: "1595" e "A di 27 Agosto 1625".